Autore
Claudia Cieri Via
Anno
2021
Prodotto da
Fondazione Palazzo Te
Edito da
Tre Lune Edizioni
Pagine
119
Venere forza generatrice della natura, dea dell’amore, consacrata dea della bellezza dal Giudizio di Paride, emerge dalle pareti e dai soffitti di Palazzo Te, il “sacrario di Venere”, grazie al pennello di Giulio Romano, “erede del graziosissimo Raffaello”.
Divinità archetipica nei suoi aspetti contraddittori di Venere pudica e di Venere erotica, è narrata nelle “favole” antiche come legittima moglie dell’anziano Vulcano, amante di Marte, dio della guerra, coinvolta da una passione amorosa con Adone fino alla morte.
Apelle, il più grande artista della classicità, aveva ritratto la bella Campaspe, l’amante di Alessandro Magno, nelle vesti di Venere Anadiomene, la Venere che esce dall’acqua, della quale l’artista stesso si era innamorato. Nel dipinto antico, la modella è necessariamente assente, poiché è l’arte della pittura che il pittore desidera possedere. La rappresentazione della bellezza femminile è dunque metafora della pittura.