CONVERSAZIONE CON GIOVANNI ROSSI
Evento del public program della mostra “Carlo Zinelli. Visione Continua”
Cavalcando l’Ippogrifo alla ricerca del senno perduto, andremo a scoprire l’altra faccia… del Dosso.
Dosso del Corso è il toponimo con cui è stato identificato il manicomio di Mantova. Aperto nel 1930, chiuso definitivamente nel 2000.
Lì incontreremo “Orlando al Dosso, arte e riti della marginalità. Poesia pittura, teatro, videotape, cinema, performance” che si svolse nel settembre del 1979. Lo organizzarono – con Mario Artioli e Alberto Lui – Davide Parenti e Patrizio Roversi, oggi rispettivamente autore conduttore televisivi. Furono coinvolti decine di artisti, per citarne alcuni: Miccini, Spatola, Lora Totino, Niccolai, Graffi, Viviani, Pignotti, Costa, Schirolli, Sermidi, Pedrazzoli, Baruchello, Munari, Staccioli, Mauri, Repossi, Parenti.
Cavalcheremo a ritroso nel tempo. Andremo al 1930 quando il manicomio fu inaugurato. Incontreremo la singolare figura di Giuseppe Facciotto, l’economo del manicomio, che viveva al Dosso, dove in una vita parallela, ebbe lo studio di pittore dal 1932 al 1945. Gli edifici, il parco e le persone sono testimoniati in molte sue opere. A lui si deve l’attivazione di alcune iniziative terapeutiche a favore dei malati: un teatro, una biblioteca, un laboratorio di stampa.
Vedremo gli effetti dei bombardamenti ma non quelli della Liberazione. Il “fascismo manicomiale” si protrasse sino alla fine degli anni 50 del secolo scorso. Con le sue pratiche repressive. Con la sua rivista che significativamente si chiamava Il Neurone. Con la sua raccolta di cervelli alla ricerca dissennata della prova anatomica della follia. Del resto nel vicino manicomio di Reggio Emilia gli psichiatri non si erano accorti di Antonio Ligabue. Fu necessario fare il funerale dei cervelli per riportare un po’ di ragione ed umanità in quel luogo.
Torneremo al 1979, all’“Orlando al Dosso” per raccontare a chi non c’era ciò che accadde. Dei laboratori e delle performances che attraversarono l’Istituzione e la Città.
E poi cavalcheremo in avanti nel nuovo millennio. Incontreremo artisti irregolari, attivi nelle diverse botteghe che si sono aperte nel decennio 2000-2010. A Dosso del Corso “Rossonano”, a Castiglione delle Stiviere l’atelier di pittura dell’OPG, al Centro Psico Sociale di Mantova “Autart”.
Considereremo le esperienze, in corso: IncontrArti, Rete 18offestival, Lao – laboratorio artisti outsider.
Faremo un salto al Museo dell’Art Brut di Losanna, fondato da Dubuffet, dove sono esposte opere di Carlo Zinelli, ma anche di Fausto Badari di Roverbella. Scopriremo anche che c’è chi, uguale e opposto a Robert Walser, uscito dal manicomio rinuncerà a scrivere poesie ed a dipingere, perché, ritrovata la libertà del corpo e degli spazi, non ha più avuto necessità di rappresentarla nei quadri e nelle poesie.
Voleremo al Museo Gugging, vicino a Vienna, e alla Casa degli artisti per interrogarci sulle strategie per deistituzionalizzare l’arte irregolare.
Daremo uno sguardo oltreoceano, alla Fountain House Gallery di Manhattan per interrogarci sulla proprietà ed il mercato delle opere degli artisti irregolari.
Torneremo, infine, al Dosso, per un progetto di contrasto alla frammentazione amnesica che ne sta cancellandone la storia.
DATA
20.03.2019
ORE
18.00
INGRESSO
Aperto al pubblico