La mostra dossier L’imperatore e il duca. Carlo V a Mantova, a Palazzo Te dal 24 marzo al 25 giugno 2023, propone al pubblico una riflessione sul senso culturale dell’Europa contemporanea a partire dalla figura di Carlo V e dai suoi rapporti di alleanza con le corti italiane, raccontando l’arrivo dell’imperatore a Mantova nel 1530, celebrato con la sontuosa festa che Federico II Gonzaga organizza nelle sale di Palazzo Te con la regia di Giulio Romano.
La visita di Carlo V a Mantova – immediatamente dopo la sua incoronazione e la rinnovata alleanza con il papato dopo il sacco di Roma del 1527 – appare centrale per segnare il senso dell’Europa di quegli anni, essendo il sovrano il vertice di un impero non più fiammingo o spagnolo ma europeo e globale. Al contempo, gli apparati trionfali ideati da Giulio Romano per il percorso cittadino del corteo imperiale e la festa a Palazzo Te del 2 aprile 1530 devono essere letti come elementi simbolici delle strategie culturali dei Gonzaga per legittimare la propria posizione nello scacchiere geopolitico della prima metà del Cinquecento.
Curato da Daniela Sogliani e Marsel Grosso, l’evento espositivo a Palazzo Te ruota attorno al Ritratto di Carlo V con il cane eseguito da Jakob Seisenegger nel 1532, concesso dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. In un dialogo che fa rivivere idealmente l’incontro tra l’imperatore e il duca, la tela è esposta accanto al Ritratto di Federico II Gonzaga nella riproduzione del celebre dipinto di Tiziano realizzata da Factum Arte con sofisticate tecnologie digitali, a partire dalla scansione dell’opera oggi custodita al Museo del Prado di Madrid e alla stampa di Giovanni Britto dal perduto Ritratto di Carlo V in armatura eseguito poco prima da Tiziano.
Allestita nella camera degli Imperatori di Palazzo Te, la tela di Seisenegger – pittore di corte di Ferdinando I d’Asburgo, fratello dell’imperatore – è l’ultima di una serie di cinque ritratti di Carlo V che l’artista realizzò fra il 1530 e il 1532. Il dipinto venne reinterpretato da Tiziano nel 1533 in una celebre versione oggi conservata al Prado. Ritratto a figura intera e a grandezza naturale, l’imperatore indossa un abito sontuoso adatto alle cerimonie di corte. Più che sul carattere militare del condottiero di un esercito, il pittore austriaco si sofferma sul significato simbolico e politico dell’abito del sovrano, su cui si staglia il collare dell’ordine del Toson d’oro. Il cane è forse l’amato Sampere, che Carlo V fece portare su un carro nel novembre 1532, in occasione del passaggio dell’Adige in direzione di Mantova.
Accanto ai due ritratti, viene presentato un corpus di altre opere significative per la comprensione della portata del primo viaggio imperiale a Mantova che sfocerà nella nomina del Gonzaga a primo duca del casato: una raccolta di dodici documenti dell’Archivio di Stato di Mantova che racconta i preparativi della corte per l’arrivo di Carlo V nel 1530 e nel successivo soggiorno del 1532, la xilografia di Giovanni Britto con il Ritratto dell’imperatore in armatura dell’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, la Cronaca del soggiorno imperiale in Italia del 1529-1530 della Biblioteca Universitaria di Pavia, e un disegno di collezione privata con arco trionfale riferito alla cerchia di Giulio Romano che potrebbe rappresentare uno degli interventi del Pippi per gli apparati allestiti in città.
La figura di Carlo V si staglia sull’avvento di trasformazioni determinanti per il futuro. In un arco temporale, che si apre con il regno di Carlo V e si conclude con quello di Filippo II, la scena politica del continente pare profondamente mutata. È un tempo nuovo di stati nazionali territoriali, in cui il principio imperiale si avvia al declino mentre si profila la possibilità di una concreta articolazione istituzionale che separa il potere politico da quello religioso.
“La scenografia predisposta per il ricevimento di Carlo V al Te è piena di implicite anticipazioni di tutto questo – spiega il Direttore Stefano Baia Curioni –, l’imperatore è l’Europa che il Gonzaga, pur nelle sue ambiguità diplomatiche, sceglie per il futuro del suo stato; e l’accoglienza dell’imperatore riflette pienamente il miscuglio di prossimità personale, meraviglia, lusso, disinvolta sprezzatura ed esitante reverenza, che compone il senso dell’apparato della corte padana. Un luogo in cui potere, calcolo, meraviglia, domesticità, intimità, lusso, distanza, fede e cinismo, forza e desiderio convivono in un equilibrio garantito dalla maestà. A questo imperatore, Federico offre un palazzo che racconta miti, umanesimo, un palazzo privo di riferimenti religiosi, privo di un’eco che possa alterare, con precetti o riferimenti morali, un piacere di vivere che si affaccia alla modernità. Al Te la morale sta nelle persone, nella loro nobiltà, in regole di comportamento implicite, tutte interiori e interne a un gruppo selezionatissimo, non in vincoli esterni. La festa per Carlo V, come tutto il disegno di Palazzo Te, è un canto che si alza, intonato, prima che il vento delle cose, del progresso, si alzi a rompere, a spazzare e a creare il nuovo che incombe. Per questo si è scelto di introdurre il suo ricordo in questo anno che è dedicato a riconoscere alcuni tratti della relazione tra Europa culturale del Rinascimento ed Europa culturale contemporanea”.
Promossa dal Comune di Mantova, prodotta e organizzata da Palazzo Te in collaborazione con Factum Foundation, con il supporto di Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani e con il contributo di Fondazione Banca Agricola Mantovana, la mostra è il primo evento della stagione espositiva 2023 di Fondazione Palazzo Te Mantova e l’Europa delle città dedicata al tema dell’Europa come patria culturale e artistica capace di custodire il valore della libertà.